- Per una più ampia lettura
delle fasi del processo, documentate dalla stampa italiana ed
internazionale
-
- Il capitolo dedicato al
Processo Cuocolo raccoglie infatti, in 52 pagine, la più grande raccolta
iconografica mai
- pubblicata, con molte
immagini inedite ed articoli mai presentati in Italia su quello che è
stato il primo grande
- maxi processo alla camorra
napoletana celebrato a Viterbo tra il 1911 ed il 1912 e che vide giungere
in città inviati
- della stampa straniera di
ogni paese per assistere al processo e documentarne le fasi.
Il
processo Cuocolo
- Da cinque giorni Viterbo
ha le delizie di un grande dibattimento - il processo della camorra napoletana
per l'assassinio
- dei coniugi Cuocolo. Un processone coi fiocchi quarantacinque
imputati, due soli dei quali mancano all'appello nominale
- perché contumaci. Di
questi due, uno è un giovine ladruncolo qualunque, l'altro è un pezzo grosso
della camorra, Andrea
- Attanasio, detto 'ndriuccio
e l'arsenale: riuscì a scappare, ed ora pare stia deliziando i compagni
dell'onorata società
- nella lontana America del
Sud.
-
- Tutti gli
altri sono uccelli di gabbia, comprese due donne e un prete, il famoso don Ciro
Vitozzi. Il delitto avvenne quattro anni
- addietro; l'istruttoria di questo
colossale processo si svolse per tali vicende, attraverso tali complicazioni ed
intrighi creati
- dalla Camorra stessa, che c'è da meravigliassi, non che il
pubblico dibattimento abbia tardato quattro anni dal delitto,
- ma che,
finalmente, ne sia venuta l'ora. Segnamo la data del suo inizio - 10 marzo - e
stiamo a vedere quanto durerà.
- Ci sono voluti treni
speciali per trasportare gli accusati da Napoli a Viterbo. Altri treni
speciali hanno dovuto trasportare
- i testimoni a difesa e a
carico a centinaia. Viterbo sembra diventata una città di soggiorno
balneare o climatico.
- Tutta
una popolazione nuova e varia si è sovrapposta all'abituale, amabile e
tranquilla: fotografi, reporters, corrispondenti,
- resocontisti, galoppini;
avvocati, procuratori, scrivani; amici, parenti, conoscenti e cointeressati, per
un verso o per l'altro,
- nelle sorti degl'imputati e di tutta la formidabile
compagnia camorristica; rinforzo di carabinieri e di truppe; impianto
- straordinario di telegrafo e di telefono. Un particolare curioso: il giorno di
apertura del dibattimento non era più possibile
- in Viterbo trovare un calamaio
da comperare; tutti erano stati assorbiti dalla grafomania imminente dei reporters e resocontisti.
-
- Si
avvicinano al centinaio, e il presidente non ha fatto preparare il posto
nell'aula che per trenta. Vi è poi il terrore dei giurati viterbesi:
- alcuni
cittadini sono partiti insalutati per ignoti lidi; altri si sono dati che
occorra per fare un viaggio intorno al mondo!...
- Una malati; altri hanno ricorso
ad espedienti ingegnosissimi per cosa inverosimile, - possibile io credo, solo
in Italia!... non essere
- compresi nel giuri, che alla
terza udienza non era Viterbo può dire di avere anch'essa nel 1911 una
bella attratti ancora formato!
- Si prevede che il processo,
se non accadranno rinvii, durerà cinque mesi!... Maggior tempo di quello
che occorra
- per fare un viaggio intorno
al mondo!…Una cosa inverosimile, - possibile io credo, solo in Italia!…
- Viterbo può dire di avere
anch'essa nel 1911 una bella attrattiva!!..
-
- I
personaggi della Camorra
- Veramente,
chiamarlo «processo della Camorra» o della «mala vita» è azzardoso
e si corre il rischio
- di una smentita in coro da
tutti i quarantadue imputati che stanno davanti ai giurati di Viterbo.
- Quando il
presidente delle Assise chiese a Giuseppe Salvi (Peppino o' curto)
se era stato veramente egli
- ad uccidere la Maria Cutinelli, moglie di Cuocolo,
Peppino rispose:
- lo non posso dire nulla!... Sono innocente!...
- Siete voi camorrista?. ..
- lo no: sono un povero infelice!...
- Eravate al banchetto dei Bagnoli?...
- Nossignore!... Quel giorno io ed un altro stavamo derubando la canzonettista
Santini!...
-
- Con questo
alibi don Peppino spera di salvarsi dall'accusa di assassinio: si accusa,
è vero di furto:
- ma meglio ladro, pensa egli, che assassino!...
- E quando il presidente dice a don Peppino, od a qualsiasi altro degli imputati:
- -
Abbatemaggio vi accusa! gl'imputati rispondono, a solo, od in coro:
- Sono tutte calunnie!... Egli accusa per interesse, per denaro!... Perché
Abbatemaggio è più miserabile di noi!...
- A buon conto, Abbatemaggio, il camorrista accusatore dei compagni, è in
una piccola gabbia a parte,
- fuori dal gabbione comune delle altre belve. Si fa
così anche nei serragli di Hagenbeck.
- Tutti poi
sono eccellenti oratori, hanno le frasi sonore, sanno tentare la commozione
degli affetti.
- Antonio Cerrato chiamato all'interrogatorio, ed invitato per ciò
ad uscire dal gabbione, risponde con orgoglio:
- lo parlo bene, e posso rimanere qui...
- Mariano Di Gennaro, facchino, soprannominato o' diciassette, imputato
come uno dei
- tre uccisori materiali di Cuocolo, comincia il suo
interrogatorio così:
- Signori giurati, voi non avete dinanzi un assassino, ma un assassinato!...
- Eppure Abbatemaggio vi accusa!...
- Quello là è un povero «guaglione» che ha venduto carne umana!...
- E tu - rimbecca pronto Abbatemaggio, - sei forse il principe
Colonna?!...
Ferdinando Di Matteo, un vecchio di sessanta anni, colpito già da
quattro o cinque condanne
- con circa dodici anni di carcere, si presenta così:
- lo sono un povero vecchio e sono innocente.
- Hanno
poi anche un vivo orgoglio personale. Sortini, che è il parrucchiere della
compagnia, si sente chiamare - Barbiere -
- dal presidente, ed interrompe con
prontezza:
- No, no; parrucchiere, e se vuole, posso fare anche qui dei lavori in
capelli.
-
E siccome siamo in Settimana Santa, Di Matteo chiude il proprio
interrogatorio inginocchiandosi e gridando: Sono innocente Gesù Cristo!...
- Il
presidente gli obbietta:
- Ma voi avete degli amici condannati per truffa....
- Le truffe le fanno i meglio.... gli uomini migliori.
- Una
parlantina velocissima ha l'Anna Siniscalchi, imputata fra l'altro, di
subordinazione di testi: essa si lamenta del come
- furono fatti i verbali dei
suoi interrogatori davanti al giudice istruttore; e il presidente, fra
l'ilarità della sala, la rimbecca:
- «Se parlaste col giudice come avete parlato oggi,
non ci sarebbe mancato altro che raccogliere tutto!...»
-
Luigi Arena, un ex-coatto, supposto istigatore del duplice assassinio dei
Cuocolo, è dotato di nobile civismo;
- tutto questo scandalo, dove
va di mezzo la fama di Napoli lo addolora:
- - Mi
dispiace che si debba parlare male del mio paese perché sono napoletano e mi
duole assai che altrove se ne possa parlar male.
- E’ vero però assai che a
Napoli i pregiudicati sono molto immaginosi....
- Meno male!
-
Luigi Arena, del resto, è anch'egli un ladro come tutti gli altri, ma
quando Abbatemaggio lo accusa del furto di un semplice
- orologio, egli grida
indignato: «Mi credi capace di scomodarmi a rubare un oggetto che non vale
più di quindici soldi?...»
-
- In fatto, Luigi
Arena ha ragione, Gennaro Abbatemaggio, il camorrista pentito,
fattosi accusatore in questa causa intricatissima,
- lo crede capace dì ben
altro. Ecco, testuale, la definizione data da Abbatemaggio:
«Camorra, per chi non sa, è una carriera con tutti i diritti e i doveri
inerenti. Un altro imputato pochi giorni fa disse che la
- camorra non esiste e che
basta vedere un monello che dia uno scappellotto ad un altro per definirlo
camorrista. Quello è
- un modo di dire; ma la
camorra non consiste davvero nello scambio degli scappellotti fra ragazzi
che si azzuffano. E' invece
- una setta fangosa che ha i
suoi gradi, la sua gerarchia e la sua disciplina e che svolge la sua
attività fra tutti i reati del codice penale.
- Si comincia, come
cominciai io, dal primo grado che è quello di pícciuotto, per essere elevato
poi a camorrista.
- Allora ogni cattiva azione, qualsiasi prepotenza è lecita ed
io che fui pure travolto nel fango della malavita
- per parecchi anni so bene che
in quel tempo feci il ladro, feci il basista di furti e so che ognuno che ne fa
parte è un
- essere abbietto che fa vergogna e schifo, compreso me stesso che vi appartenni per tanto tempo. Né si deve credere
- che non occorra ingegno al
camorrista, che è sempre un individuo scaltro, che studia ingegnosamente i suoi
piani
- prima di metterli in opera; ingegnosissimi e specialmente sono i basisti
dei furti; anzi dirò che in questo processo
- vi sono fra gli accusati due
basisti celebri: Luigi Arena e Ferdinando di Matteo».
-
- Abbatemaggio
fu lungamente loro socio, e di tutti tre, come ricettatore, compartecipe negli
utili, Giovanni Rapi
- o' professore, maestro eletto, pei suoi meriti, fra 400
concorrenti al diploma, e lodato - dice lui - da tutti i suoi direttori
didattici.
- La figura del professore è delle più curiose. Ha viaggiato
all'estero, ha giocato dappertutto: ritornato a Napoli fondò
- il Circolo del
Mezzogiorno. Lo frequentavano, a sentir lui, principi, marchesi, tutti «alto
locati». Fu al famoso banchetto
- di Mimì a'mare, e vi andò
pubblicamente, non essendovi nessun male sotto, salendo in carrozza nel
centro della città,
- dove è conosciuto come il
sette di denari.
-
- Che in
conseguenza di quel banchetto non fu ammazzato nessuno lo ha proclamato alto e
forte anche Erricone,
- Enrico Alfano, esclamando:
- Veramente, in quel giorno, come disse Abbatemaggio, ammazzammo
qualcuno: il capitone! -
-
la grossa anguilla mangiata nell'osteria di Mimì!...
- E don
Ciro Vitozzi è anch'egli persuaso dell'innocenza propria e di quella degli
altri.
- Anch'egli è stato accusato da Abbatemaggio. Ma che importa?...
- «Io
spero - grida don Ciro, in un impeto di carità cristiana - che l'anima
benedetta di suo padre lo spingerà a dire la verità,
- e io allora lo abbraccerò,
come, del resto, lo abbraccio anche ora. E poi, costui è napoletano, e porta il
nome benedetto di San Gennaro
- e deve finire per dire la verità... e se non la
dicesse, allora lo maledirò fino alla settima generazione in nome della Santissima
Trinità!...».
-
- Don Vitozzi
ha anche dello spirito. Il presidente gli chiede conto di una signora
- che
gli scriveva molto liberamente e gli prestava largamente danari.
- Come mai?...
- E’ una mia parente.
- E in che modo?...
- Doveva tenere a cresima la figlia di mia sorella: parentela
spirituale!...
- Fermiamoci qui con questi spunti del processo meraviglioso. E’
un'esposizione ultra-verista del che cosa siano
- i bassi-fondi di Napoli,
ancora cinquant'anni dopo il riscatto. Vi assistono, oltre a quelli
d'Italia, i rappresentanti
- di tutta la stampa mondiale; e
vi è anche un alto magistrato nord-americano, mandato a studiare la Camorra,
visto
- e considerato che negli Stati
Uniti essa si chiama, a quanto pare, la Mano Nera!...
(Da
"L'Illustrazione Italiana" del 16 aprile 1911)
-
-
- Il
merito del capitano Fabbroni
-
- Non
par vero che, dopo tanti mesi di udienze, sia si ravvivato l'interessamento del
pubblico per il processo della Camorra,
- il processo dei banchettanti di Mimmì
a' mare uccisori dei coniugi Cuocolo - eppure è così. Il merito è
del capitano
- dei carabinieri Fabbroni
che - in mezzo ad un gran quadro di decadenza morale, di corruttele
allegre e truci, di
- complicità politiche e
mondane, - si è fatto avanti, figura di primo piano ed ha affrontato con
mirabile coraggio,
- non solo l'abbietta bassa
camorra sfruttatrice, rappresentanza degli attuali accusati, ma tutte le
alte complicità
- e solidarietà che essa ha
nelle varie sfere sociali ed ufficiali fin quel formicolante mondo
napoletano la cui
- psicologia non sarà mai
abbastanza argomento di indagini e di studio.
- Dal
giorno dell'apertura dei dibattimenti ad oggi è stato un incessante succedersi
di bizzarri quadri cinematografici,
- a tutta vergogna, diciamolo pure, della
nostra dignità di nazione civile. Accusati, sui quali il delitto e il crimine
- hanno già impresso il loro marchio indelebile; lenoni, ladri, barattieri, sanguinarii si sono visti prorompere dai
- loro scanni nelle più atroci offese,
contro chi ha osato smascherarli, coprendolo di vituperose ed oscene invettive,
- senza che uno scatto imperioso del sostenitore dell'accusa, o del rigido tutelatore della polizia delle udienze,
- abbia avuto la forza di porre un argine
a tale pomposa gazzarra, usando i mezzi che la legge loro accorda.
- Avvocati, che
non hanno sdegnato di accomunare la loro voce al coro d'imprecazioni dei loro
clienti, cercando,
- con tutti i mezzi, non di far luce, perché questo sacro
dovere sarebbe stato insindacabile; ma di svisare il resultato
- dei confronti, aggredendo, e
minacciando l'accusatore; di modificare le deposizioni dei testimoni, di
denigrare
- con insinuazioni e larvate
accuse, i pochi coraggiosi venuti all'udienza a confermare quanto in
istruttoria avevano
- detto e ciò senza che una
voce autorevole si sia alzata ad impedire, non la libertà della parola, ma
la licenza della toga.
-
- La Camorra,
non bisogna illudersi, non è tutta davanti ai giurati di Viterbo, e non sarà
finita nemmeno il giorno in cui
- tutti i processati per l'affare Cuocolo
fossero condannati magari alla galera perpetua. La Camorra vive e vivrà;
- e Napoli ha ed avrà ancora
per secoli i suoi interni luridi, pittoreschi rifugi, e durerà, purtroppo,
chi sa fino a quando
- il fascino di quella
sensibilità ed intellettualità popolare che, nell'ambiente atavicamente
guasto, butta nelle gabbie
- delle corti d'assise dei
tipi bizzarri dotati di tante qualità per emergere sulle . scene del
teatro e, perché no,
- su quelle della politica,
che è anch'essa un teatro!....
- (Da
"L'Illustrazione Italiana" del 23 luglio 1911)
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- La terza e la quarta
immagine provengono dall'archivio storico della CGIL Campania
- che puoi
raggiungere cliccando qui sotto:
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- Sul processo
Cuocolo è stata prodotta una gran quantità di articoli, saggi e libri; nel
1950 l'editore
- Curcio pubblica "Il Processo Cuocolo" a cura di Livio Guidotti
nella collana "I processi celebri".
Riporto alcune delle foto che accompagnano il testo: