Viterbo - Piazza della Rocca
 
La Rocca di Viterbo fu fondata nel 1354 dal cardinale Egidio Albornoz che secondo la tradizione, ne segnò
“di sua mano le fondamenta, nel sito ove poi sorse”. Il primo papa che vi dimorò fu Urbano V di ritorno da Avignone.
Nel 1375 il Prefetto Giovanni di Vico, essendo il papato tornato in Francia, riprese la signoria di Viterbo e fece radere
al suolo la rocca. Fu ricostruita ed ampliata due decenni dopo da papa Bonifacio IX “con una spesa di 13.000 ducati, ed una gran pioggia
d’indulgenze su tutti quelli che v’andassero a lavorare senza mercede”: venne nuovamente distrutta nel 1438 per volere del cardinale Giovanni
Vitelleschi che reputava “inutile se non pericoloso il mantenimento di quella Rocca”.
 
Nel 1457 papa Callisto III avendo posto Viterbo a capo del Patrimonio di San Pietro in Tuscia decretò il rifacimento della rocca nello
stesso luogo per mano di Pier Ludovico Borgia: “si sa che un capomastro viterbese, per nome Giovanni di Nofrio, architettò e compiè quelle
imponenti costruzioni, che vennero ben salde ai nostri giorni”. I materiali da costruzione vennero recuperati da altri edifici in rovina
della città come il palazzo dei Tignosini in piazza della Morte. Tale spoliazione risultò così invasiva che i priori furono costretti a
supplicare il papa affinché vi ponesse un termine ma non furono ascoltati tant’ è che “si prese a demolire, con più foga di prima, perfino
una torre delle mura urbiche dietro la chiesa di S. Faustino; e l’avrebbero traboccata giù tutta insino a terra se una frotta di popolo accorso
non lo avesse con fiere minacce impedito”
.
(cfr. C. PINZI, I principali monumenti di Viterbo, Viterbo, 1916, pp. 134 – 137;
A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, pp. 305 - 310).

 
Alcune cartoline di piazza della Rocca sono presenti anche nelle sezioni
" Doppie " e "60° Fanteria e 3° Granatieri"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La Fontana di Piazza della Rocca
Memorie quattrocentesche ricordano che in questo luogo sorgeva una fontana dedicata a S. Pietro che, trovandosi in
pessime condizioni, nel 1492 fu quasi totalmente rifatta dal maestro Nicola Stroncaporri. Nel 1566 il Comune chiese un
disegno a Jacopo Barozzi da Vignola e ne fu affidata l’esecuzione al maestro viterbese Paolo Cenni. “ il quale tagliò il
blocco di peperino, per farne la tazza maggiore, nella cava delle Pietrare e per poterla introdurre in città, a causa della sua grandezza,
dovette far ampliare l’antica Porta di San Sisto”. Appena terminata tuttavia, la fontana si dimostrò poco solida e il
Card. Alessandro Farnese ne ordinò la ricostruzione.
(A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, p. 304).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Chiesa di San Francesco:
 
La Chiesa dedicata a San Francesco venne eretta nel 1236 per volere di Gregorio IX nel luogo dove sorgevano l’ antico
Castello di Sonza e la chiesa longobarda di S. Angelo in castello, luogo appositamente donato ai Francescani dal papa.

La grande quadrifora aperta nell’ abside, testimonianza evidente delle forme cistercensi, fu restaurata tra il 1897 e il 1899
essendo stata otturata nella parte interna con muratura. Nel 1975, dopo la soppressione statale degli enti monastici, la chiesa
di san Francesco fu chiusa ed il convento adibito a Distretto militare. La chiesa venne poi riaperta al culto nel 1886 e poco dopo fu dichiarata Monumento Nazionale.

Sull’attuale facciata, frutto di una ricostruzione operata nel 1950 a seguito della distruzione pressoché totale causata
dai bombardamenti, spiccano il portale romanico e il pulpito di San Bernardino. Il portale risulta antico solo per la metà sinistra.
Anche l’interno è stato ricostruito e sulle pareti sono conservati vari frammenti sia marmorei che a fresco recuperati dopo i bombardamenti. Sulla parete destra del transetto sono conservati parti del sepolcro di Pietro di Vico morto nel 1268 attribuiti
allo scultore Pietro Oderisio. Sulla parete di fondo del transetto si trova invece il sepolcro di Adriano V morto a Viterbo nel 1276, restaurato nel 1715 e attribuito dapprima a Vassalletto poi ad Arnolfo di Cambio quale prima opera importante.

Nel transetto sinistro si trova il sepolcro di Clemente IV morto a Viterbo nel 1268 realizzato da Pietro Oderisio ispirandosi
a quello di Adriano V. L’altare posto a fianco di questo monumento funebre, fu fatto erigere nel 1516 dalla famiglia Botonti:
fino al 1839 vi era collocata quale pala d’altare, la tela di Sebastiano del Piombo raffigurante la Pietà ora conservata nel Museo Civico. Accanto all’altare si trova il Sarcofago in peperino del Cardinale milanese Gerardo Landriani, morto improvvisamente a Viterbo nel 1445