Viterbo: i quartieri
medioevali
Viterbo ospita quelli che sicuramente sono tra i più belli e meglio conservati
quartieri medioevali d' Italia, in
larga parte sopravvissuti anche ai
bombardamenti della seconda guerra mondiale, che pure colpirono duramente
la città anche all'interno della
cinta muraria. Le splendide architetture e lo stato di conservazione
degli edifici nulla
hanno da invidiare a città più
blasonate o conosciute dal grande pubblico.
Palazzo Chigi
Piazza e
Chiesa del Gesù
La chiesa del Gesù, un tempo dedicata a San Silvestro sorge nell’ omonima
piazzetta che può essere definita uno dei punti
storicamente più importanti della città “giacchè ne fu, come si direbbe oggi,
il centro politico fino alla metà del XIII secolo,
quando in modesta dimora vi risiedettero i priori del Comune, e perché ivi si
svolsero molti avvenimenti nei periodi più agitati
della storia cittadina” (A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma,
1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, p. 113).
Proprio la chiesa fu teatro di “uno dei più famosi misfatti del secolo XIII,
l'omicidio di Enrico di Cornovaglia, nipote di
Enrico III re d’ Inghilterra, ricordato da Dante nel Canto XII dell’ Inferno”.
Il Mercato a Piazza del
Gesù
Esposizione Etnografica di Roma in
occasione del Cinquantenario dell' Indipendenza Italiana (1911)
Padiglione di Viterbo
Chiesa di S. Giovanni
Battista (o del Gonfalone)
Chiesa di S. Maria
Nuova
La fondazione della chiesa di Santa Maria Nuova si fa comunemente risalire
all’ anno 1080, sulla base di un
documento del 13 dicembre di quell’ anno, nel quale un certo
prete Biterbo e suo fratello fecero una donazione
affinché si erigesse un tempio e una
canonica col titolo di Santa Maria Nuova. " ...al
1080 era stato eretto il bel tempio
appellato in allora, come oggi, di Santa
Maria Nuova, con chiostri, oratorj e dimore pei canonici: e già intorno ad
esso si
aggruppavano tre vie pubbliche,
un ospedale pei pellegrini, la piazza del pubblico mercato, detta a quei tempi
di Santa Maria,
poi di San Silvestro, ora del
Gesù ,non che parecchie case, di cui potremmo persino dichiarare i nomi dei
proprietarj."
[C. PINZI, Storia della città di Viterbo, Roma 1889, ristampa
anastatica Bologna 1974, vol. I, p. 98
Palazzo Gatti
Chiesa della Duchessa
Quartiere San Pellegrino
Il quartiere di San Pellegrino ha
mantenuto pressoché intatto il tessuto edilizio e viario duecentesco, è il
“rione in cui
scenograficamente
rivive tutta la Viterbo medioevale”
(A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa
anastatica, Viterbo, 1988, p. 197)
“Ad ogni passo, per così dire, una scena nuova, imprevista. Di dietro ciascun
canto delle vie strette, buie, chiuse da nere case, tra le quali pare
che a stento riescano a passare, piegandosi, spezzandosi,
rivolgendosi, balza improvvisa la sorpresa. Ora è una fuga di gradini su cui
s’apre
una porta in piena aria; ora un grosso arcone che si schiaccia sui passanti,
e di là fa travedere altri archi e scalette, balconi, muri grezzi, stipiti
scolpiti; ora una nera torre massiccia, senza finestre, senza feritoie; ora
la fresca vena di una piccola fonte. Qua dalla parete ferrigna spunta un
modiglione dorato; là dentro una corte erbosa fa capolino un portichetto dagli archi slabbrati. Un proferlo
mezzo cadente pare sbarri la strada?
È una voltata netta, oltre la quale sulla breve piazzetta sorge una piccola
chiesa solitaria...”
(P. EGIDI, Viterbo, Viterbo,
1911, ristampa anastatica, Viterbo, 1995, pp. 61-62).
Quartiere
Pianoscarano
L’antico Vico Squarano risulta menzionato in documenti longobardi già intorno
agli inizi del IX secolo ma fu
solo dopo il 1148, quando il comune
acquistò la zona dal Monastero di Farfa, che il borgo col nome di Piano
Scarlano
cominciò a svilupparsi. Il nome
sembra derivare dall’antica lingua longobarda ad indicare che in questa zona,
pressoché
spopolata, vi si accampavano le
truppe e vi compivano le loro esercitazioni
(cfr. A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa
anastatica, Viterbo, 1988, p. 208).
La Fontana di
Pianoscarano
La fontana che si erge nella piazza del quartiere di Pianoscarano rientra nella
tipologia di fontana a fuso tipica di
molte delle fontane viterbesi. L’
aspetto attuale della Fontana di Pianoscarano risale ad un rifacimento
successivo al 1367,
anno in cui la fontana fu distrutta
dai viterbesi, come segno di pentimento verso il Papa dopo una rivolta durante
la quale i
popolani avevano attaccato dei
familiari del marescalco del Papa che stavano lavando un cane proprio nella
fontana, che
all'epoca veniva usata dal popolo per
attingere acqua per gli usi domestici.
Chiesa di Sant’
Andrea
Una chiesa di Sant’ Andrea risulta menzionata per la prima volta nella bolla
di Leone IV diretta al vescovo di
Toscanella dell’ 852, ma non ci sono
dati certi che consentono di stabilire con certezza se questa sia la chiesa ,
situata
nel Vico Squarano che intorno al 1148 venne ceduta insieme alla zona
limitrofa dall’ abbazia di Farfa al Comune di Viterbo.
A quest’ epoca dovrebbe risalire l’ impianto della zona presbiteriale con tre
absidi e la cripta. Il resto della chiesa è il frutto di un
rimaneggiamento avvenuto nel 1902 per
volere del vescovo Antonio Maria Grasselli che finanziò una ristrutturazione
generale
della chiesa con lo scopo di
riportarla agli antichi splendori, ma in realtà ne ha alterato profondamente le
forme primitive.
Ulteriori danni si ebbero a seguito dei bombardamenti della seconda guerra
mondiale, durante i quali andò distrutto
il ciborio che copriva l’ altare
maggiore. La cripta risulta essere il luogo meglio conservato dell’intero
edificio sacro.
Presenta una struttura ad oratorio,
con tre absidi e quattro piccole navate.
Panorami da Pianoscarano