Viterbo - Piazza Fontana Grande e
dintorni
La Fontana Grande che dà il nome
alla piazza sulla quale si erge, è la fontana più antica della città.
Eretta nelle forme attuali nel 1278,
contiene tutti gli elementi che caratterizzeranno le fontane viterbesi
successive.
Si compone di una prima vasca a
croce greca che si innalza su una gradinata, di un fuso con due
tazze
sovrapposte e di un pinnacolo. La fontana è considerata per tradizione
la più bella in quanto è “la felice creazione
di un artista di genio cui tutte le
forme costruttive dell’epoca, la snellezza del gotico, l’austerità del
romanico, l’inesperta
arditezza del longobardo,
suggerirono
l’idea che egli con sintesi
mirabile seppe tradurre in atto”. Per quanto riguarda il primitivo
nome
della fontana, Fons sepalis, che compare nello statuto cittadino del 1237, poi corrotto in Fons sine
pari,
probabilmente esso deve la sua etimologia “da quelle barre di ferro,
o da altri ripari, che in antico, com’oggi la recingevano tutta
all’intorno a guisa di
siepe”. Dal 1565, nell’elenco delle fontane cittadine comincia a comparire
con il nome di Fontana Grande.
I nuovi quartieri a S. Domenico (via
Tommaso Carletti)
Edificio ex G. I. L. in via Tommaso
Carletti
Il mercato a Fontana Grande
La fontana e via Cavour
Seminario e Collegio Vescovile
Via Annio, via della Pace e via
Saffi
Viterbo - La
Chiesa di Sant’ Ignazio
La chiesa di Sant’ Ignazio fu costruita tra il 1662 e il 1670 con le donazioni
delle famiglie Bussi e Spadenzi.
Fu sede dei Gesuiti. Nel giugno del 1821 Papa Leone XII
ricevette la prima comunione in questa chiesa.
Oggi è affidata alla Comunità
terapeutica del C.E.I.S.
Viterbo - La
Chiesa di S. Croce dei Mercanti
La Chiesa di Santa Croce è documentata sin dall’IX secolo, fu sede dell’Arte dei
Macellari e Pesciaroli nel XV secolo,
dell’Arte degli Speziali nel XVI e
nel 1583 dell’Arte dei Mercanti, poi passò all’Arte dei Calzolai che, nel
1624, la cedettero
ai Gesuiti. I Gesuiti, alla fine del
secolo, ne utilizzarono la parte inferiore come magazzino.
Di notevole pregio risulta essere
il portale che fu costruito “nel 1371 a
spese di Messer Angelo Tavernini,
tesoriere del Patrimonio, che aveva
la casa lì dappresso sulla piazza
oggi detta di Giordano Bruno, e che
essendo grande usuraio, arricchitosi per via di estorsioni e
di avanie nel suo ufficio,
fu tre anni appresso discacciato a
furia di popolo dalla città”.
Viterbo - La
Casa Poscia
Il nome con il quale viene indicata oggi, Casa Poscia, deriva da una delle
ultime famiglie che vi
hanno preso dimora. Non si hanno
notizie certe su chi ne volle la costruzione e, basandosi sulla
interpretazione
di uno stemma piuttosto abraso posto
sulla facciata, diverse sono state le ipotesi di
appartenenza dai Di Vico, ai
Colonna ed anche al capitano di ventura Paolo
Braga.
Diversa è l’ interpretazione tradizionale:
“su quel balcone, che anche il popolo ritenne per il più bello di quanti sono
nelle vecchie contrade della
città, la fantasia popolare volle vedere affacciarsi, tra i fiori che
ordinariamente l’ adornano, la più bella delle sue
donne e chiamò quell’
artistica abitazione la casa della bella Galliana”. Una curiosità: in una delle
cartoline raffiguranti l'attuale via
Saffi, databile tra la fine dell'800 e
gli inizi del '900 è ben visibile la targa che riporta
la denominazione di via del
Melangolo, che è una pianta ornamentale di arancio amaro.