Viterbo: Chiostri e Cortili

A Viterbo ce ne sono di bellissimi: i chiostri dei conventi, usati nel nel corso dei secoli per gli usi più disparati,
dalla caserma alla prigione, mantengono intatto un fascino difficilmente eguagliabile. 
 
 
Il Chiostro di S. Maria in Gradi
Il chiostro di S. Maria in Gradi viene considerato “uno degli esempi più belli che in Italia vi siano; fratello gemello di quello che con maggior sfarzo
i cistercensi avevano costruito a Fossanova. Questa lunga fuga di archetti acuti, svelti ed eleganti, poggiati sulle marmoree colonnine abbinate, tutti
adorni di cornici dalle sagome complicate ed ardite, doveva parer cosa da sogno ai Viterbesi, abituati alla pesante rudezza delle costruzioni romaniche..”
(P. EGIDI, Viterbo, Viterbo, 1911, ristampa anastatica, Viterbo, 1995, p. 28).
 
 
 
 
 
Il Chiostro di S. Maria del Paradiso
Il Chiostro del Convento di Santa Maria del Paradiso è riferibile al XIII secolo quale “opera dei primi tempi in cui l’arco acuto disposavasi al romanico”
(C. PINZI, I principali monumenti di Viterbo, Viterbo, 1916, p. 161).
 
Nel 1255, infatti, il Cardinal Capocci fece edificare una Badia per i monaci Cistercensi che, avendola lasciata in abbandono,
nel 1276 furono sostituti dalle suore insediate per volere del Card. Di Porto dello stesso ordine alle quali, trasferite
in un palazzo presso la vicina chiesa delle Fortezze, nel 1435 subentrarono i minori francescani che vi rimasero
fino alla soppressione statale degli enti ecclesiastici del 1870. Dopodiché il convento ospitò una caserma e divenne
“Ricovero di mendicità e dentro la chiesa, in mezzo ai carri funebri, hanno trovato ricetto le dorate berline della Magistratura Municipale”
(A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, Ristampa anastatica, Viterbo, 1988, pp. 395-397).
 
 
 
Il Chiostro della SS. Trinità
Il Chiostro del Convento della SS. Trinità fu fatto costruire nel 1514 dal cardinal Egidio Antonini che “potè utilizzare le trentotto colonne
che dieci anni prima il cardinale Santoro... aveva fatto cavare per costruire più grandiosamente con tre navate la vicina chiesa della Madonna.
Sulle pareti si trovano pitture murali eseguite da Marzio Ganasselli e Giacomo Cordelli rappresentanti scene della vita di
S. Agostino nella prima metà del XVII secolo su commissione del nobile viterbese Giacomo Nini
(A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, Ristampa anastatica, Viterbo, 1988, p. 315).
 
 
 
Il Chiostro di S. Maria della Verità
Il Chiostro del Convento di Santa Maria della Verità si presenta a pianta quadrata ed è circondato da quattro corridoi coperti,
che si aprono sullo spazio centrale con una serie di cinque arcate per lato sorrette da colonnine. Dal punto di vista stilistico
il Chiostro della Verità risulta essere “diretta derivazione dal chiostro di Gradi [...] In esso il peperino, la nostra eccellente pietra che al bacio
dei secoli prende un caldo colore dai riflessi rossastri, rivaleggia col marmo. Non solo s’assottiglia nelle esili colonnine, s’ammorbidisce
nei gentili capitelli, ma si lascia traforare in vaporosi merletti: una tra le cose più belle ed ardite che tra noi siano state osate.”
(P. EGIDI, Viterbo, Viterbo, 1911, ristampa anastatica, Viterbo, 1995, p. 28).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Chiostro dell' ex convento dei P.P. della Penitenza
Il chiostro non esiste più e l'area è ora occupata dai padri Giuseppini
 
 
Chiostri della Basilica di S. Maria della Quercia
"Il grandioso Convento adiacente alla chiesa, ha due chiostri: uno di stile ogivale copiato da quello dell'altro convento domenicano di Gradi,
che fu eseguito nel 1487 da mastro Danese di Viterbo e sul cui pozzo centrale si legge: qui bibit ex acqua hac sitiet iterum;
l'altro di stile vignolesco cominciato a edificare nel 1550 e condotto a termine nel 1630".
(A. SCRIATTOLI, I monumenti di Viterbo, Viterbo, 1929, p. 115).
 
Il chiostro piccolo, detto della cisterna in quanto vi si trova una cisterna che serviva come deposito di acqua potabile,
è documentato a partire dal 1479 e "la cisterna assolse a questa funzione fino agli inizi del 1900 e spesso nei registri sono annotati dei
pagamenti per la sua ripulitura e per la sistemazione delle stanze dove l'acqua veniva depurata".
(G. Ciprini, La Madonna della Quercia, Viterbo, 2005, p. 478).
 
Il chiostro grande "si compone di portici ad ampio respiro, con dieci arcate per ogni lato, disposti in un
quadrato e separate da lesene piatte e poco sporgenti sormontate da capitelli dorici".
(G. Ciprini, La Madonna della Quercia, Viterbo, 2005, p. 487).
 
 
 
 
 
Cortile Palazzo Costaguti
Distrutto dai bombardamenti del 1944 insieme al palazzo che lo ospitava,
situato all' angolo tra via dei Magliatori e via Maria SS. Liberatrice
 
 
 
Cortile Palazzo Lunensi in via del Giglio